Le cose all’inizio

“Morire a metà” , 2010, Sandro Rafanelli. Da becausethelight.blogspot.it

Ogni inizio è un momento, dunque ritualizziamo questo inizio che ha dalla propria parte la paura e la gioventù. Forse potrei rompermi senza tragedia. Chi se ne curerebbe ora che sono sola nel corpo e nelle intenzioni?, dall’altra parte della luna?, quella dalla quale si vede o non si vede quanto spazio sia impossibile per l’aria terrestre?

Oh, ma sto parlando a vanvera. In realtà mi trovo amica delle rane e i liriodendri, coi quali divido la focaccia e l’acqua di fontana. Tutto questo lo provo o mi capita nelle mezzore tra una mezza giornata di lavoro e una mezz’altra, mentre rifletto. Non è facile fare quello che faccio per come sono, e non capisco perché me lo sono scelto.

Le cose all’inizio

“Stasera decido io” – al Teatro del Giglio (Lu) l’opera da dietro le quinte

LUCCA  – Questa mattina, nel corso della conferenza stampa tenutasi nel Ridotto del Teatro del Giglio alla presenza dell’Assessore del Comune di Lucca Letizia Bandoni, del Presidente del Teatro del Giglio Massimiliano Volpi, del basso Carlo Colombara e dei registi Giulio Frugoli e Serenella Gragnani (ResetMusic), è stato presentato ‘Stasera decido io: 10 round con il basso Carlo Colombara’, che andrà in scena in prima assoluta mercoledì 2 maggio (ore 21), uno spettacolo-concerto costruito con l’intento di svelare al pubblico i retroscena dell’opera lirica attraverso la messa in scena ‘in diretta’ – complici regista ed attrezzista presenti sul palco – di dieci famosissimi brani del repertorio per basso (da Mozart a Weill, da Puccini a Verdi, da Tosti a Mancini).

Protagonista il basso Carlo Colombara che, forte della sua carriera internazionale che lo porta ad esibirsi nei più grandi teatri e festival del mondo (per la stagione 2011-2012 basti ricordare il Nabucco al Metropolitan di New York e La bohème al Festival di Salisburgo) svelerà i retroscena della lirica compiendo un excursus attraverso la storia del melodramma, esibendosi nei ruoli più conosciuti del repertorio per basso accompagnato al pianoforte da Natalia Morozova, col supporto in scena dalla regista Serenella Gragnani, che interagirà con lui portando allo scoperto il ‘dietro le quinte’ della lirica.

Queste le parole del Presidente del Teatro del Giglio, Massimiliano Volpi: «La lirica, nata come cultura popolare nel senso più stretto e pregnante del termine, ha assunto col passare del tempo un’aura di aristocratica distanza dalle persone comuni. Il tempo che ho trascorso al Giglio come Presidente mi ha portato spesso a cercare soluzioni per affrancare l’opera lirica da questo pregiudizio ‘intellettualistico’. Tra le varie proposte della ormai quasi conclusa stagione teatrale, ricordo alcune tra le iniziative e le scelte di spettacolo che sono andate in questa direzione: un ‘abbonamento lirica’ per studenti fino a 29 anni al prezzo speciale di 40 euro per tre spettacoli, il lavoro di formazione per le scuole medie inferiori e superiori sull’opera lirica, e lo spettacolo ‘Nessun dorma’ dedicato alla Turandot pucciniana (in scena nei giorni scorsi nel Teatro Ragazzi, e dedicato ai bimbi da 6 a 10 anni). Ulteriore passo in questa direzione lo spettacolo-concerto che presentiamo questa mattina, pensato – in collaborazione con Reset Music – per far conoscere il mondo della lirica attraverso uno sguardo privilegiato sulla fase di lavorazione dell’opera che precede il debutto, e che sono certo non mancherà di attrarre e coinvolgere il pubblico.».

Letizia Bandoni, Assessore alla Cultura del Comune di Lucca, portando i saluti del Sindaco di Lucca Mauro Favilla, ricorda che l’Amministrazione comunale ha dato preciso mandato al Consiglio di Amministrazione del Teatro del Giglio di ‘scoperchiare il teatro’, mostrando cosa accade all’interno di questo spazio così speciale per renderlo così più accessibile e vicino alla città. Il Maestro Colombara realizza con questo spettacolo un nuovo importante momento di apertura avvicinando all’opera il pubblico di domani.

Regista e cantante non sono della stessa opinione il cento per cento delle volte – ha dichiarato il Maestro Carlo Colombara –. Questo è ciò che portiamo in scena in uno spettacolo/dibattito in cui non ci saranno solamente arie d’opera, ma musica di molti generi diversi, da brani di musical a canzoni napoletane. Lo spettacolo vuole colmare un vuoto che si è creato, a causa del quale si è persa un’intera generazione di pubblico. Anche per questo abbiamo scelto di offrire lo spettacolo a prezzi popolari”.

Lo spettacolo è una prova di regia, cioè un evento che lo spettatore non vive mai – ha spiegato il regista Giulio Frugoli -. Chi è che decide di solito? Interprete o regista? Serve una mediazione, e da qui nasce ‘Stasera decido io’. Si tratta della prima produzione di una realtà appena nata, ResetMusic, che vuole iniziare anche a lavorare con il territorio per tutto quello che la promozione della cultura può significare”.

Questo – ha concluso la regista Serenella Gragnani – è un investimento a lungo termine che facciamo sulla musica. Uno spettacolo come questo ribalta la visione consueta della lirica, mettendo in scena tutti gli ‘attori’ coinvolti, tra cui anche l’attrezzista Luigina Monferrini. Avrà un ruolo essenziale il Maestro Natalia Morodova, pianista accompagnatore nota per la sua carriera di concertista”.

Un’occasione da non perdere per melomani ma soprattutto per chi desidera avvicinarsi al mondo della lirica godendo godere di un punto di vista privilegiato sulla fase di lavorazione dell’opera lirica, molto delicata e complessa, che si svolge sempre a porte chiuse e vive della perenne dialettica cantante-regista, e conoscere così lo svolgersi delle attività che precedono il debutto dell’opera attraverso i suoi segreti.

 Info:  www.teatrodelgiglio.itwww.resetart.com

“Stasera decido io” – al Teatro del Giglio (Lu) l’opera da dietro le quinte

avanti

in questi tempi non posso permettermi lo sforzo del racconto. devo tirare per quel che posso le parole e le energie, e con quelle che ho guadare lontano, più lontano che è possibile. così cambierà forse quello che potrò dire e come potrò dirlo. ma resterà me stessa.  continuerò a pensare ma in una forma che non mi va a genio, e sperimenterò come sia scomoda la vita se devo dirla in fretta, e non nascondermi dietro figure tornite con pazienza.

si va avanti.

avanti

il cacciavite e la finestra

Giovanni Acci, Paesaggio, olio su cartone (deodato-arte.it)

Un giorno metterò fine vorrei dire a tutto e invece si tratta solo di me stessa. Prenderò una pistola dalla canna lunga e non guarderò il tamburo né la canna. Piuttosto mi concentrerò sulle cose che non ho mai messo in ordine abbastanza come i libri e i vestiti e calcolerò con una precisione diversa dal solito quanto siano libri e quanto vestiti. Toccherò un filo tirato e la colla che non lega più le pagine, osserverò come una macchia densa forse di cera o un’altra sostanza grassa abbia offuscato un bottone o uno strappo sia più grande o più sfrangiato di quanto mi aspettassi. Siederò sui talloni e avrò le mani nel folto della nuca dove la testa è più untuosa e odora di capelli. Avrò le piante costrette dal duro del pavimento e sentirò i vestiti tirare laddove la carne è più abbondante. Forse aprirò la finestra e lascerò entrare il freddo, se c’è aria o lordume nella pancia lo tirerò fuori . E non vorrò scarpe né occhiali. Con più coraggio di quel che ho di solito raserò ogni pelliccia a parte le chiome, taglierò le unghie, cercherò un caccaivite. Col cacciavite e lo specchio scalzerò la corona di ceramica che porto in bocca e se ci sarà dolore potrò gridare e poi bere se ci sarà sangue da bere, e poi bere acqua per pulire ogni cosa. Perché almeno da morta, non voglio morire costretta.

il cacciavite e la finestra

la luce dalla porta

Scrivo a testimonianza dei giorni e i giorni di cui parlo, a prescindere da quel che dico, sono sempre quelli che mi restano, per come possono restare, per quanta luce c’è sull’orizzonte. Ho pensato all’amore come a un’insoddisfazione, l’intelligenza a un’apparecchiatura da avvicinare con angoscia o curiosità. E di queste cose che sono le mie prime e le mie ultime cose so che resterà niente e conteranno niente, per me e per gli altri, a meno che non sia capace di portare la mia sostanza entro confini meno personali e più umani, e a quel punto raccontare. Allora, forse, il tempo maturerà le mie larve in bave di seta – e sarò pronta per mentire sul serio.

Ecco, ma tutte queste cose come posso dirle? Ad esempio, parliamo di una lezione di musica. Chi capirà o come potrò far capire come ha virato la porta, e la luce come è stata e come ha percosso i muri avvitati lungo le scale, quando sono entrata nel palazzo coi libri sottobraccio; e come mi è mancato il fiato e un’altra porta si è aperta al terzo piano, e sulle scale si è affacciato un uomo, e dietro di lui aveva un appartamento con una libreria d’acciaio e sugli scaffali maschere azzurre, come quelle del carnevale di Venezia?
Naturalmente, si trattava del mio insegnante. E mi ha teso la mano e come ogni venerdì ha lasciato che sedessi in poltrona col bacino quasi del tutto in avanti e ha iniziato a suonare il pianoforte e io insieme a lui a cantare, all’inizio come una signorina Ottocento tutta vergognosa e poi con una disperazione crescente.
Oh, non è facile manovrare il corpo, ciò che lo abita di fisico o di sottile, e infatti qualcosa nel corpo si è fatto muto o non ha suonato e l’insegnante ha voluto il mio braccio e ha domandato che lo lasciassi cadere fra le sue mani, mani molto calde e molto addestrate, e il braccio è caduto e insieme a lui la stanza e il pavimento e il riflesso tinta acqua sul vetro e la pietra scura a sostegno della finestra. È caduto tutto, me compresa, ma sono caduta come si ritira il flusso dei succhi organici e minerali per influenza della luna. Subito dopo, ho cantato benissimo.

la luce dalla porta

parlando di libertà – La storia di Gregorio

La mamma di Fiammetta ogni giorno spruzzava l’acqua in un vaso di cristallo. Dentro c’era una pianta che non si era mai vista. Aveva le foglie scure e radici simili a vermetti. In cima alle foglie c’erano molte bocche verdi e profumate. Quando una mosca si posava sulle bocche, gnam!, la pianta se la mangiava in un batter d’occhio.

Naturalmente a Fiammetta dispiaceva per le mosche perché anche se sono fastidiose in fondo non fanno male a nessuno. Un giorno, quando la pianta carnivora aveva proprio esagerato, la sgridò. “Vergognati, ghiottona!” disse alla pianta.

La pianta si risentì: “Prima di tutto ho un nome – rispose –. Mi chiamo Gregorio”.
“Gregorio? Cioè saresti un maschietto?”
“Direi di sì, mia cara. Anche noi piante siamo divise in maschietti e femminucce, almeno in una certa parte dei casi. E poi non mi va di essere chiamato ghiottone”.
“Ma se ti ho appena visto mangiare quindici mosche!” ribatté Fiammetta.
“Non posso farci nulla, quando arriva la sera mi prende il languorino”.
“Non puoi mangiare dell’altro?”
“Magari – sospirò Gregorio –. Sai, io vengo da molto lontano, per la precisione dall’isola di Tropicolla. Quando sono arrivato qui, insieme a tanti altri fratelli e sorelle, ero poco più di un vasetto. Della mia vecchia casa non è rimasto quasi nulla: ricordo la giungla e i miei genitori che si facevano delle incredibili scorpacciate di caprotto”.
“Vuoi dire di capra?” lo corresse Fiammetta.
“Non ho detto: capretto, ho detto: caprotto”, rispose Gregorio accigliato. “Non dirmi che non conosci le vocali!”
“Certo che le conosco: a, e, i, o…”
“Bene, bene – la interruppe Gregorio – non occorre che tu le elenchi tutte. Piuttosto, se puoi procurarmi un bel piatto di caprotto ti sarei molto grato”.
“Ma non so proprio di che si tratta!”
“Non lo so nemmeno io, ero troppo giovane quando mi hanno messo in un vaso. So solo che era buonissimo mentre le mosche che ci sono qui sanno di noccioline scadute”.

Fiammetta non trovò una briciola di caprotto in dispensa, nel frigorifero e nemmeno al supermercato. Così accompagnò Gregorio al porto e lo affidò alla prima nave in partenza per l’isola di Tropicolla. Quando il bastimento salpò verso l’oceano Fiammetta salutava Gregorio con la mano e urlava il suo nome a squarciagola.
Dopo due settimane il postino consegnò una cartolina illustrata: c’era un gruppo di piante carnivore in posa come una foto di famiglia e sullo sfondo un mare tropicale azzurro splendente.

C’era scritto:

Cara Fiammetta,
il caprotto è buonissimo ma la libertà è anche meglio.

Tuo amico per sempre,
Gregorio

parlando di libertà – La storia di Gregorio

Stralunario: dal web alla carta stampata


Stralunario è la versione cartacea e riassuntiva del blog letterario di Alessandro Trasciatti (www.trasciatti.it) ed esce una volta l’anno. Un almanacco di racconti, poesie, articoli, recensioni, invettive, sragionamenti, foto, disegni… firmati da più di cinquanta autori tra cui Nicola Dal Falco e Gianvittorio Randaccio (tra i più assidui frequentatori del blog) ma anche giovani e promettenti autrici come Aurora Borselli eAngelica D’Agliano; e poi scrittori conosciuti come Francesca DurantiRoberto AmatoAndrea BocconiSebastiano Mondadori,Julio Monteiro Martins. Ma quello che più conta è il risultato d’insieme: uno zibaldone che mischia letteratura e curiosità del passato, approfondimenti critici e improbabili amenità. Ci sono anche gli interventi, scritti o disegnati, dei “corrispondenti” da Praga, da San Pietroburgo, dal Giappone, dal Perù e dal Mozambico. Sono usciti finora quattro volumetti di Stralunario, eccoli in sintesi qui sotto.

Stralunario 2008

In evidenza
Racconti di Julio Monteiro Martins, Monica Dini, Alessandro Trasciatti, Massimo Lencioni, Marco Battista
Poesie di Roberto Amato, Andrea Martini, Alessandro Biagetti
Critica letterariaIl caos ossessivo di Veronesi di Sebastiano Mondadori
Dal Mondo: Francesca Duranti scrive da New York
Antenati: il triciclo del conte Carli di Castelnuovo Garfagnana e il maremoto di Messina del 1908
Recensioni a Ermanno Cavazzoni, Flavia Piccinni, Luigi Bartolini, Andrea Bocconi, Gino Ruozzi, l’Accalappiacani (rivista)

Stralunario 2009

In evidenza
Racconti di Andrea Bocconi, Nicola Dal Falco, Maurizio Antonetti, Nicola Del Chiaro, Gianvittorio Randaccio
Poesie di Alessandro Trasciatti
Dal mondo: due lettere di Fabrizio Antognelli dal Mozambico
Antenati: La mandolinistica lucchese e una difesa di Guglielmo Marconi dall’accusa di plagio
Recensioni: tre libri tra il sacro e il profano scelti da Nicola Dal Falco

Stralunario 2010

In evidenza
Racconti di Aurora Borselli, Giovanni Maccari, Alessandro Trasciatti, Mariapia Frigerio, Alessandro Fiori, Gianvittorio Randaccio
Critica immaginaria: Renzo Butazzi sui poeti Torquato e Titina Gazzilloro
Inerviste di Gaia Rosi a Gisela Scerman (scrittrice) e Dark0 (scrittore), e di Aurora Borselli a Leonardo Romanelli (gastronomo) e Filippo Brancoli Pantera (fotografo)
Un ricordo di Giuliano Parenti, scrittore, attore e poeta
Recensioni a Sebastiano Mondadori, Giuliano Parenti, Laura Di Simo (I cibi pascoliani)

Stralunario 2011

In evidenza
Racconti di Angelica D’Agliano, Nicola Dal Falco, Alessandro Trasciatti
Corrispondenze dal Giappone di Toshimitsu Kameda e da Praga di Nicola Dal Falco
Poeti e contadini: Travagliati il buttero centenario, il Testamentum Porcelli, la villa degli scrittori a Lucca

Gli indici completi sono disponibili qui: http://trasciatti.it/bookshop/
Per ordini: http://www.delbucchia.it/rivista.php?c=19

Stralunario, letteratura e desueta umanità

Stralunario: dal web alla carta stampata

le bombe rosse

Con la pancia piena di birra e il fiato di scorreggia. Dicevo del mio amico, che è esattamente questo. Sono andata ad aprire ancora impastata, la camicia lascia passare il corpo aguzzo di freddo e i piedi mi dolgono perché non sopporto di camminare in ciabatte. Lui mi supera in salotto, gli occhi e la faccia galleggia tra la pianta cactus e i tubuli che suonano contro la porta e poi mi apostrofa, lugubre: “Fosca, da quanto non ci vediamo?”.

Quasi un anno, testa di cazzo. Ma si risponde da solo. “In ogni caso troppo, dice, Mi svegliano gli incubi. Sono incubi colorati, come colpi nella testa, come bombe rosse”. Poi di nuovo si accorge di avermi davanti a sé, in carne e ossa e una sigaretta. Ho in mente il Narciso di Luigi Ontani, tutto nudo, con un fiore reciso  e avvolto fra le pieghe dell’ano. Egli raccoglie il fiore nelle pieghe del corpo è accovacciato e sorride da gesùcristo. Io mastico una sigaretta e vorrei anche fare domande ma sono interrotta.

“Splendida creatura, dice, Sul serio, io non ho altre parole per descriverti”. E nel non descrivermi s’inginocchia e nell’inginocchiarsi si appoggia alle mie gambe e le separa. È posizionato e commosso.

“Non me lo perdonerò.” E tossisce una tosse di implorazione. “Non me lo perdonerò mai”.

le bombe rosse