di@rio di una conversazione nel letto

Dionysos mask

ho scansato cose che avrebbero potuto rendermi peggiore e altre che avrebbero potuto rendermi migliore. ora mi domando se questo fiuto sia un istinto buono o una messinscena o il copione col quale il carattere intrattiene la sua pantomima davanti al destino che gli è toccato in sorte.

non mi interessa credere nell’anima. o meglio, quel che credo è che abbia sede nel cervello e che sia mortale. per istinto credo ai modelli che ripetono se stessi, o anzi a certi andamenti generali che ritrovo nel piccolo come del grande. del resto penso che l’uomo sia fatto della stessa sostanza di cui è fatta la terra e per questo abbia l’istinto per arrivare con la brutalità, la scienza o l’immaginazione alla simpatia nei confronti delle grandi leve celesti e terrestri. riconosco una possibilità a tutti, quali che siano e quale che sia. infine, penso che la verità si dice perché non abbiamo altro da fare, e giunga deprivata sempre del proprio umore o della propria matematica nell’imprudenza di ogni enunciazione, come un fiore lasciato a morire in un bicchiere d’acqua.

(sto ascoltando Lascia ch’io pianga, di Handel. Canta Philippe Jaroussky)

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