Erano bambine festose e si sono buttate sotto la macchina urlando di comprare i loro fiori. Così ho accostato e quando sono scesa c’era una cassetta rovesciata e su di essa cinque mazzolini di gramigne e avena selvatica in frutto, chiusi in tovaglioli maceri e ripiegati fino a lasciare l’impronta delle dita.
“Vendiamo fiori a offerta libera, signora”.
Parlava la più alta, le Altre spiavano.
“Vedo – dico – e sono freschi?”
Una sussulta ma la Alta non perde il sorriso.
“Còlti adesso!”
“Fai sentire. Io sono una odorologa, riconosco i fiori freschi dal profumo”
La Coraggiosa mi porge l’involto centrale.
“è un buon profumo di mattino”, convengo.
Avrei voluto dire: “è un buon profumo di voi”, perché i bambini sanno di erba, di dita come frutti ammaccati, di polvere e di sole. Ma non potevo dirlo.
“Molto buono”, conviene la Alta.
“Possono bastare cinque euro?”
E queste mi guardano già silenziose come adulti e capaci di ogni cosa.
Ho lasciato la banconota e sono scappata come un orco. Il mazzolino già sudava col suo succo già povero ed era una cosa tanto brutta che morisse nella spazzatura che ho deviato per il cimitero e l’ho lasciato su una pietra incisa di fresco, senza parole e senza lacrime.
infinitamente bello, Fosca.
grazie, Poetella. i bambini sono creature delicate, svaniscono in fretta
anche se qualcosa di loro resta sempre….
in alcune persone succede. le poetesse come te, ad esempio : ) nel post la città pareva tranquilla ho trovato una forza carica d’incanto e nodi e lucciole e stelle e una città come un caldo abbraccio.
è per via dell’AMORE!
🙂
ma dai, sono felice per te! ciò mi fa sperare che scriverai dell’altro… : )
sospettodi sì….
😉